L’ARTE DI GUARDARE IL MONDO: VISIONI DI UN ARCHITETTO UMANO

Ettore Sottsass |  “Foto dal finestrino”

Una breve raccolta di 26 fotografie in cui il gesto normale di scattare una foto mentre si viaggia in auto, con il grande architetto milanese, diventa un’ispezione della realtà, fra critica e incanto

Testo: Francesca Parisi ©

Architetto, designer, urbanista, pittore, viaggiatore e fotografo: Ettore Sottsass, da vero curioso e osservatore della realtà, amava viaggiare con una vecchia Leica M6 a pellicola, sua compagna fedele con cui ha scattato gran parte delle immagini di cui oggi abbiamo testimonianza. Alcune di esse sono raccolte in questo libretto, il cui titolo “Foto dal finestrino”, spiega solo in parte il carattere degli scatti. 

Si tratta infatti di una raccolta di istantanee che ci svelano lo sguardo di un uomo assorbito dalle atmosfere magiche di realtà nascoste: un arbusto che spunta da una gradinata ai piedi di una colonna, un muro, l’arte che si trova al di fuori delle gallerie e dei circuiti commerciali, quella che affiora dalla quotidianità di culture lontane.

Questo è ciò che Sottsass vede e attraverso cui lascia trasparire una concezione dell’architettura fortemente ancorata all’uomo e al suo posto nel mondo. Lo si nota, ad esempio, nella sua idea di abitazione distante dalle costruzioni moderne, “quelle montagne di stanze tutte uguali mi fanno molta impressione perché mi sembra che su quelle montagne ci sia poca pietà per la gente che le deve scalare”.

Il finestrino dunque non è soltanto un occhio che blocca l’immagine ma diventa uno strumento di descrizione, critica e rappresentazione della realtà che Sottsass vuole mostrare. E così emerge un mondo mai visto, fatto dell’arte di strada a Milano, di rovine in Iran, di case popolari nell’India più povera, di danzatori balinesi, di piccoli cimiteri nello Yucatan.

Immagini di grande potenza e bellezza, scaturite da una situazione normale come guardare fuori da un finestrino. Fotografie da cui Sottsass trae pensieri profondi, là dove il mondo è il paradosso della modernità che fa divergere sviluppo e progresso. Quella perdita di valori a cui opporre l’architettura, cioè “disegnare un posto dove, al tramonto, due amici seduti per terra si raccontano, adagio, le storie della loro vita”.

Il libro, pubblicato nel 2009, è edito da Adelphi.

“Ci sono Paesi dove la gente è povera, molto povera, e la gente motlo povera non vive nella case ma nelle baracche: baracche fantasma. ….. Succede quasi sempre che il governo o qualche altro istituto dicano di non avere abbastanza soldi per costruire le case popolari. Allora vendono alla pubblicità tutti gli spazi possibili che ci sono sulle case popolari e anche sui tram. Cos’ la gente povera, che diventa sempre più povera, può anche diventare sempre più nervosa”

ETTORE SOTTSASS | Foto dal finestrino | Madras – Chennai

 

“I grattacieli all’orizzonte contengono velocità, leggerezza, violenza, astuzia, furto e – perchè no? – forse anche assassinio. Chi li abita?”

ETTORE SOTTSASS | Foto dal finestrino | Hong Kong, 1993

 

“Abbastanza raramente mi incontro con l’architettura, quella che prova ad avvolgere con cura il mio corpo e la mia molto fragile anima”

ETTORE SOTTSASS | Foto dal finestrino

 

“Su tema ‘divano’ sembra che l’attività dei disegnatori industriali – detti all’americana ‘designers’ – sia veramente inesauribile”

ETTORE SOTTSASS | Foto dal finestrino | Catania, 2001

 

“Non so se i gatti, i serpenti, i topi, le zanzare, gli elefanti hanno il problema dell’ignoto, il problema dell’eternità. So che il cosiddetto ‘uomo’ questo problema ce l’ha. L’uomo è ossessionato dal problema dell’eternità e si vede anche nelle architetture antiche e nuove”

ETTORE SOTTSASS | Foto dal finestrino | Ban, Iran, 1998

 

“Il mio vago treno accelerato sta entrando in stazione e rallenta molto. Dal finestrino vedo soltanto treni fermi, vuoti, che aspettano, rotaie vuote, bagoni rossi da trasporto – di quelli che hanno portato i prigionieri ad Auschwitz – quale erba cresciuta in solitudine in mezzo alle macchie nere di grasso. All’orizzonte la città dei molto risparmiati metri quadri dell’industria edile. Devo scendere. Non ho più niente da fotografare”

Ettore Sottsass “Foto dal Finestrino”| 2009 Adelphi Edizioni

Testo: Francesca Parisi ©